In completezza, tra protagoniste in prima fila o comprimarie di personalità, Venezia 76 è donna. Lo hanno detto/scritto/ripetuto in molti come un mantra rassicurante, lo ha ribadito il direttore della Mostra del Cinema di Venezia Alberto Barbera. C’è di nuovo una madrina, Alessandra Mastronardi, dopo i due anni di variazione sul tema affidata ad Alessandro Borghi e Michele Riondino. E l’elenco si arricchisce con le artiste che presiedono le giurie dei vari premi, da Lucrecia Martel presidente del concorso a Susanna Nicchiarelli (la regista del film cult Nico) in Orizzonti, Laurie Anderson in Venice Virtual Reality e Costanza Quatriglio in Venezia Classici. E anche con la riproposizione del primo film scandalo in tutta la storia della Mostra del Cinema di Venezia, Estasi, vincitore nella seconda edizione del 1934 con un seno nudo e un integrale quasi totale del corpo della allora giovanissima Hedy Lamarr. Infuocate polemiche all'epoca, teneramente allusivo adesso che almeno ha il pregio di rispolverare una diva come Hedy Lamarr, dimenticata troppo in fretta (ma non dai nerd che la adorano per aver inventato anzitempo il wireless).

Ma le polemiche a Venezia ci sono sempre state e continueranno a esserci. Nei tempi in cui Cannes fa proprio il 50/50 e persino un’istituzione come l’Academy cambia lentamente rotta, a Venezia le registe donne in concorso ufficiale sono solo due: Haifaa Al-Mansour e Shannon Murphy, più qualcun'altra sparsa nelle altre sezioni come Francesca Archibugi, Elisa Amoruso (che firma il documentario su Chiara Ferragni), Sahraa Karmi o il duo Didi Gnocchi-Carolina Rosi.

Cominciamo da Haifa o Haifaa al-Mansour (entrambe le traslitterazioni sono accettate), prima donna regista dell’Arabia Saudita e prima a partecipare alla Mostra del Cinema. Nata nel 1974, ottava figlia di dodici del poeta Abdul Rahman Mansour, laureata in letteratura all’Università del Cairo e in cinema a Sydney, nei suoi film Haifaa Al Mansour ha sempre come protagoniste le donne nella società araba di oggi, e spinge a incoraggiare i dibattiti su temi controversi come i desideri di carriera, l’amore, l’uguaglianza, al centro dei mutamenti culturali dell’Arabia Saudita. A Venezia 76 Haifaa Al Mansour porta The Perfect Candidate, incentrato su una donna che decide di candidarsi a sindaco sfidando la società maschilista. A interpretare la protagonista del film Mila Al Zahrani, attrice saudita dalle stringatissime informazioni personali: su IMDB questo risulta essere il suo primissimo film. Chissà che non sia lei la donna di Venezia 76 su cui puntare apertamente.

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Dall’altro emisfero arriva la regista Shannon Murphy con Babyteeth, dove l’attrice Eliza Scanlen interpreta la protagonista Milla, un’adolescente malata che si innamora di uno spacciatore. Eliza Scanlen 20 anni, australiana, già vista nella serie tv Sharp Objects con Amy Adams, potrebbe essere una delle attrici rivelazione della Mostra del Cinema di Venezia 76 grazie a questa interpretazione in concorso.

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La strada di Eliza si intreccia con quella dell’attrice cilena Mariana di Girolamo, protagonista assieme a Gael García Bernal di Ema di Pablo Larrain, che tratta di una storia di adozione, di incidenti e matrimoni messi a dura prova. I drammi ben recitati sono una delle grandi passioni dei giurati di Venezia, e la Coppi Volpi per la migliore attrice lo dimostra apertamente.

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Ma al di là dei premi, nella sezione Orizzonti una particolare attenzione andrà riservata alla debuttante Virginia Apicella del film Nevia di Nunzia De Stefano, ex aiuto regista di Matteo Garrone che porta a Venezia il suo primo film da autrice e direttrice, una storia delicata sull’adolescenza. Di donne a Venezia 76 ne sentiremo parlare al lungo. Speriamo non solo ciascuna per sé.