L’impresa eccezionale è essere normale. Ma la chiave è esserlo “stranamente”. A chiarire la definizione è il claim dei Giochi Senza Barriere 2019 di Bebe Vio: "Siamo tutti stranamente normali". Perché lo siamo in modo singolare, personale, unico. È il nostro dettaglio a distinguerci senza forzarci in una sola categoria: possiamo essere di più, possiamo esserlo tutti. Alti, bassi, biondi, mori, disabili e non con un punto di congiunzione e aggregazione fortissimo: l'attività fisica. In quel teatro a cielo aperto che è lo Stadio dei Marmi di Roma non ci sono differenze, esiste solo lo sport per tutti. Un gigantesco parco giochi a tema Alice nel paese delle meraviglie con tanto di teiere king-size, orologi mastodontici da montare e carte da gioco fatte di materassi su cui lanciarsi in stile mischia da rugby è il terreno di gara. Gli arbitri in deliziosa divisa a righe verticali coloratissime firmata Tommy Hilfiger ( tra gli sponsor di questa edizione) cercano di essere inflessibili col sorriso, le 8 squadre di vip e persone comuni giocano, scherzano, si allenano in una versione modernizzata e accogliente degli storici Giochi senza frontiere. Trois, deux, un... E il divertimento è senza pregiudizi, nel nome della condivisione della passione sportiva. Il simbolo, la mente (assieme alla sua famiglia) e il volto luminoso della manifestazione organizzata con il sostegno del CONI e del CIP è Bebe Vio, l’atleta paralimpica e campionessa del mondo di scherma, che si muove come un’allegrissima farfalla di ottimismo nell’area hospitality del campo.

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Nei minuti che precedono l’inizio dello show, la campionessa paralimpica di fioretto a Rio 2016 si aggira senza sosta. Saluta e regala una battuta a tutti, concede selfie e abbracci, ti guarda con gli occhi trasparenti di chi crede profondamente nella filosofia inclusiva dello sport e sa contagiarti con la sua idea di felicità. La campionessa non nasconde di avere a cuore a questa manifestazione singolarmente divertente, dove sportivi come Radja Nainggolan, Oney Tapia o Martin Castrogiovanni affiancano Martina Colombari e Giorgio Pasotti nella corsa del bruco o nella sfida delle carte, attorniati da bambini e persone comuni pronte alla competizione. In fondo lo sport è un gioco di energie fisiche: che si gareggi con protesi o con i propri arti, la fatica è la stessa. Bebe Vio in persona si infervora a raccontare il progetto, il coinvolgimento e l’organizzazione della manifestazione ludico/sportiva che riesce ad accogliere appassionati, semplici fan e sportivi che portano in alto l'idea dello sport come unicum.

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"Nove anni fa i miei genitori hanno creato un’associazione onlus, Art4Sport, con lo scopo di far fare sport ai ragazzi paralimpici o con amputazioni" racconta Bebe Vio seduta sulla punta del bracciolo di una sedia, già pronta in maglia e leggings da competizione. "Le protesi sportive costano un sacco di soldi e tante famiglie non se lo possono permettere. Lo Stato non le passa: se una persona è senza una gamba, senza soldi di famiglia non potrebbe nemmeno andare a correre o fare atletica" prosegue la campionessa. Fa riflettere sulla pigrizia abulica da divano&Netflix cui facilmente si cede, quando ci sono moltissime persone che vorrebbero fare sport ma non possono. "Lo scopo dell’associazione è dare la possibilità di fare sport a tutti quanti. Ci siamo detti di aiutare un sacco di persone, ma le persone non sanno che esiste lo sport paralimpico. Abbiamo creato Giochi senza Barriere per fare qualcosa che faccia vedere davvero cos’è".

Lo scopo della manifestazione, infatti, è proprio mostrare l'esistenza e la bellezza degli sport paralimpici, che sono tantissimi e onnicomprensivi. "Lo sport paralimpico esiste, ed è veramente figo" aggiunge la campionessa. "A livello agonistico è come quello olimpico. Le Nazionali sono le stesse nazionali. È la stessa lotta del calcio femminile e del calcio maschile: lo sport paralimpico è la stessa cosa. Esiste il anche il calcio amputati, se vogliamo proprio parlare di calcio, anche se non c’è solo quello. Infatti qui ci sono due calciatori, ma il resto è composto da atleti di taekwondo, rugby, pesistica, basket...Ci sono tutti gli sport. Ed è bello vedere come personaggi così importanti, che magari il giorno dopo hanno una gara, sono comunque qua a sostenere un evento del genere" si infervora Bebe Vio.

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La scelta di Roma e dello Stadio dei Marmi, dopo aver girato altre sedi in Italia, è stata una questione di passione. La compatta famiglia della campionessa organizza la manifestazione, la coriacea attenzione di Teresa e Ruggero Vio gestisce ogni aspetto logistico. Lo spostamento a Roma ad un certo punto è stato automatico. "Per quattro anni siamo stati a Mogliano Veneto, poi un anno a Milano per l’Expo. Siamo venuti a Roma perché la amiamo molto, e lo Stadio dei Marmi è la location perfetta" spiega Bebe Vio con la sua velocissima parlantina che non perde mai il ritmo. Perfetta perché? La più famosa atleta paralimpica italiana si congeda con una battuta: "Se guardi i marmi, sono tutti sportivi mezzi amputati: ad ognuno è caduto un pezzo, prima o poi".