«Quel che la favola ha inventato, la storia qualche volta lo riproduce», diceva Gustave Flaubert. E la storia a cui faceva riferimento l'autore di Madame Bovary, può essere quella di tutti noi, il nostro vissuto, fatto di paure, successi, trionfi e ricadute. Uno degli esempi più vividi di questa tesi è la mostra allestita nelle sale del rinascimentale Palazzo Bonvicini, nel cuore del sestiere di Santa Croce a Venezia durante la Biennale. Oggi il palazzo cinquecentesco è sede della Fondation Valmont, del gruppo elvetico Valmont, che annovera i marchi Valmont, L'Elixir des Glaciers e Il Profvmo ed è guidata dalla famiglia Guillon.

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Palazzo Bonvicini sede della Fondation Valmont.

L'esibizione, dal titolo Hansel & Gretel - White Traces in Search of Your Self, è curata da Luca Berta e Francesca Giubilei e accompagna lo spettatore attraverso un viaggio simbolico che si dirama su sei stanze. La prima tappa rappresenta la casa e parte dai ricordi personali dei tre artisti coinvolti nel progetto: Didier Guillon (presidente della Fondazione, proprietario della maison e appassionato d'arte); il veneziano Silvano Rubino e l'artista ispanogiapponese Isao. Ci sono foto di album di famiglia, video degli anni cinquanta in Laguna, libri ancora da scrivere. Poi le opere ci accompagnano lungo i momenti clou della fiaba dei fratelli Grimm. C'è il bosco, bianco candido, che si trasforma in un labirinto di volti creato da Guillon; c'è l'inganno, che nella favola era la casa di marzapane che qui viene rappresentata da Isao attraverso sculture cupcakes di ceramica tutt'altro che rassicuranti; e c'è il ritorno a casa, che apre sì a nuove prospettive ma che ci pone davanti al mistero di ciò che ci può preservare il futuro.

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Didier Guillon

Le fiabe, si sa, sono racconti universali che parlano la lingua dell'umanità e Guillon questo lo sa benissimo. Il brand Valmont è una fusione fra desiderio, passione e concretezza. Risale al 1905 quando era una clinica affacciata sul lago di Ginevra, nelle colline di Montreux. Fu il primo centro a offrire programmi di idroterapia e fu frequentato da stelle come Charlie Chaplin e Ingrid Bergman. Dagli anni '80 produce i Cosmetici Valmont, la quintessenza dell'eccellenza elvetica per la cura del corpo.

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Bianco nel bianco, Silvano Rubino

Guillon guida il gruppo insieme alla moglie Sophie, che si occupa di ricerca, sviluppo e comunicazione. «Per raccontare il nostro universo - dice il mecenate - non cerco mai testimonial famosi, ma artisti veri che sappiano svelare la bellezza attraverso l'arte». Quella più pura, senza sovrastrutture dettate dal mercato e dal glamour.

«Se dovessi consigliare a un amante di quadri e sculture quali luoghi visitare - racconta sempre Guillon - gli direi di starsene alla larga dalle grandi gallerie internazionali, quelle dei Jeff Koons e dei Damien Hirst. L'arte non sta più lì, ma in quei posti in cui si fa ancora ricerca e si coltivano i talenti». Guillon mostra con orgoglio due tele acquistate a Venezia pochi giorni fa. Sono due opere astratte, a metà fra Jackson Pollock e Sam Francis. Gli autori? Sconosciuti. «Ma è proprio qui che sta la poesia...», spiega.

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Sugar Smile, Isao

Romantico, appassionato e sognatore, vive fra la Svizzera e Barcellona («uno dei luoghi più pazzi e vitali del pianeta») ma sogna un giorno di trasferirsi a Venezia, proprio a palazzo Bonvicini, che accoglierà nei prossimi anni i progetti della Fondazione, diventando così permanente. Ama l'arte, ma anche l'Africa con le sue sculture d'arte primitiva. Sull'avambraccio si è fatto tatuare la silhouette di un gorilla. Lo accompagna ovunque, è quasi un angelo custode. «Ho incontrato quel gorilla a Berlino anni fa - ci confessa - Si chiamava Ivo ed era in una gabbia dello zoo. Volevo tirarlo fuori da lì, ma era troppo vecchio e sarebbe stato rischioso per la sua salute. Così, non potendolo liberare, ho scelto di fargli girare il mondo liberamente, portandolo sempre con me». Monsieur Guillon è anche questo.