Le Ragazze di Wall Street potrebbe sembrare l'ennesima traduzione in italiano di un titolo cinematografico sommaria e fuorviante, che tenta di evocare altri successi cinematografici (in questo caso The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, presumo), ma è più accurato di quel che potrebbe sembrare: probabilmente involontariamente, il titolo cattura alla perfezione la divisione di genere che il film vuole raccontare, con i “ragazzi” di Wall Street ai piani alti dei grattacieli a far soldi in molti casi decidendo dei destini dell'economia mondiale e le “ragazze” al piano terra spesso seminterrato dei locali di spogliarello di Manhattan. A ogni genere il suo posto e il ruolo che gli compete, insomma, resi ancora più chiari dalla disposizione nello spazio e nel tempo perché a Wall Street le ragazze sono ammesse quasi soltanto ai piani terra e interrati (non a caso, quelli tradizionalmente riservati alla servitù) e soprattutto nelle ore riservate all'intrattenimento del maschio stanco dopo aver fatto cose serie tutto il giorno.

Il titolo originale Hustlers individua però più puntualmente e con intenzione il minimo comune denominatore tra i due generi e le due “classi” che racconta: le protagoniste sono truffatrici, così come sono truffatori gli uomini che ingannano e lo dichiara perfino il nome del locale in cui le donne reali che hanno ispirato le protagoniste del film di Lorene Scafaria si sono conosciute, il Flash Dancers and Larry Flynt’s Hustler Club a Times Square. Un posto per imbroglioni in giacca e cravatta, popolato di imbroglione in perizoma e tacchi alti. L'indeterminatezza morale del mondo che ritrae è una premessa necessaria per esplicitare che per quanto Le Ragazze di Wall Street sia divertente, entusiasmante e praticamente perfetto, non ci troviamo di fronte a una storia di Robin Hood moderne che rimettono a posto i danni del potere maschile, ma al racconto tragicomico di donne che di fronte alla più grande crisi economica dall'epoca della Depressione per sopravvivere usano i trucchi che hanno imparato dagli uomini per approfittarsi di loro. Non Robin Hood quindi, ma ancora Scorsese: Le Ragazze di Wall Street è la perfetta risposta alla domanda “come sarebbe Quei Bravi Ragazzi (e qui quel trova senso anche “ragazze” della traduzione italiana che a prima vista suona giovanilista e un po' sessista) se le protagoniste fossero donne?” e come il film di Scorsese, non ha nessuna paura di affrontare le ambiguità dei suoi personaggi.

Il film di Scafaria non è però un semplice gender swap perché la sua agenda e le sue intenzioni vanno ben oltre la voglia di mettere un cast di donne in ruoli tradizionalmente maschili, ma si pone l'obiettivo decisamente più ambizioso di dirci qualcosa su come funziona il potere del denaro e come possa facilmente distruggere vite sul suo percorso: una faccenda molto poco sorprendente per chiunque conosca un po' come funziona il capitalismo, ma anche un tema ben poco esplorato dal cinema nonostante oggi ci troviamo probabilmente sull'orlo di una nuova crisi economica e ci stiamo ancora leccando le ferite da quella di dieci anni fa.

Destiny e Ramona (le protagoniste del film, interpretate da Costance Wu e Jennifer Lopez e ispirate alle scammer reali Roselyn Keo e Samanta Foxx) partono con l'illusione del potere come poster girl del post third-wave feminism, quello che aveva visto nello spogliarello non più un mestiere degradante ma sessualmente liberatorio e capace di dare indipendenza finanziaria, per poi scoprire che di fronte al crollo della borsa del 2008 quel potere non valeva più nulla senza coloro che l'avevano gentilmente concesso; una volta spariti i soldi facili e i businessman disposti a usarli negli strip club le prime a subire le conseguenze sarebbero state loro, non certo i maschi di Wall Street che avevano causato la crisi. Più che emblemi della lotta di classe, Destiny e Ramona sono semmai meccanismi impazziti di un sistema che decidono di usarlo a proprio vantaggio utilizzando le conoscenze u come fare soldi in fretta e senza conseguenze acquisite dai clienti per sfruttarli, drogandoli e svuotando le loro carte di credito in una sorta di deviata rivalsa che sembra non avere impatto morale visto che i derubati sono ricchi e disgustosi uomini d'affari che si sono approfittati del loro potere per mandare in rovina un'intera classe di lavoratori. È facile quindi parteggiare per loro (in fondo, sono uomini che hanno messo in ginocchio l'economia del mondo intero) come è facile parteggiare per qualsiasi antieroe ben scritto, specie se ha le fattezze e il talento di una Jennifer Lopez che splende di grinta materna e sensuale, o della bravissima e intensa Costance Wu - ma come Goodfellas, Hustlers non prende mai una posizione netta a favore delle proprie eroine perché è molto più interessato (esattamente come il film di Scorsese) a divertirsi col lato prosaico e quotidiano del crimine e ad esplorare con attenzione i rapporti tra uomini e donne, oltre che alle sfumature relazionali all'interno di un gruppo di donne certamente disperate, ma che non sono mai davvero giustificabili.

Il fatto che si tifi per Ramona e Destiny nonostante il film ne metta in chiaro le colpe è senz'altro un sintomo dei nostri tempi, in cui la lotta di classe e di genere sta diventando argomento fondamentale e primario in qualsiasi discussione che parli del futuro della nostra società, ed è senz'altro da attribuire, come dicevamo, al talento di Scafaria e della crew, di Lopez (che per la parte si è allenata tre volte a settimana con atlete del Cirque du Soleil), Wu e del resto dello splendido cast che include le talentuose Keke Palmer e Lili Reinhart, camei delle superstar della musica Cardi B e Lizzo, della ballerina Mette Towley (resa celebre dal video Lemon di Rihanna) e Trace Lysette, attrice trans sulla cresta dell'onda grazie a Transparent. Ma è soprattutto merito di una scrittura che fonde alla perfezione ritmo e approfondimento dei caratteri, producendo un mix esplosivo di intrattenimento d'altissima classe che non si vedeva al cinema da parecchio tempo, perfetto per spiegarci come si muovono le donne in un mondo di predatori maschi senza bisogno di dipingerle come sante e vittime. Il nostro è un mondo che si fonda tutto sul potere e sul controllo, in cui chi ce l'ha non lo concede e chi non ce l'ha si arrangia per ottenerlo – spesso con scopi nobili e leciti, a volte per nulla – e in cui la moralità è un concetto spesso superabile se c'è da mettere un piatto in tavola per le proprie figlie o ancora meglio, è possibile aspirare a una vita comoda e di successo come quella degli uomini che ti infilano banconote nelle mutande tutte le sere. È un sistema che fa sempre vittime e in cui spesso è difficile distinguere tra vittime e persecutori e Le Ragazze di Wall Street sa bene quanto sia inutile cercare di attribuire ruoli proprio mentre si sta cercando di scardinarli. Preferisce invece incantarci con una regia perfetta, un montaggio serrato, una fotografia intoccabile per ricreare i colori intensi e il gusto over the top del primi 2000 con costumi all'altezza (aspettatevi una pioggia di gioielli, grafiche, glitter, extension e tute Juicy Couture, in un dichiarato omaggio a Britney Spears da parte del costumista Mitchell Travers) e il mix di bellezza, sensualità, amicizia e affetto che unisce il gruppo delle truffatrici capitanate da Jennifer Lopez. Un rapporto di gruppo esplorato a fondo, con una tridimensionalità difficilmente riservata dal cinema ai ruoli femminili: dentro alla relazione tra Destiny, Ramona e le altre donne ci sono tutte le nuance legate ai ruoli di genere e alla variegata complessità dei rapporti materni e amicali, dissidi compresi, ma nulla di quel che succede in scena si appoggia a facili stereotipi per raccontare la storia e si affronta a viso aperto anche il complesso argomento della rivalità tra donne senza ridurlo a dato di fatto né scadere nel vuoto inno al girl power.


Esplorandolo come una conseguenza della pesante influenza dei ruoli di genere anche nei rapporti tra le stesse donne, Le Ragazze di Wall Street aggiunge complessità al ritratto fedele di un mondo tradizionalmente ai margini dei cinema e una figura, quella della spogliarellista, spesso ridotta a elemento tragico o decorativo per altre vicende. E lo fa senza dimenticare il lato più divertente e spettacolare di quel mondo, regalandoci una quantità clamorosa di vero glamour eccessivo degli anni Zero, entrate in scena indimenticabili di Lopez in pelliccia e bikini di vinile (Travers ha dichiarato a Metro UK: “there’s more double stick tape involved in that movie probably more than any other movie”), evoluzioni di pole dance e persino una comparsata di Usher in persona. Il risultato finale è così ipnotizzante e delizioso, che c'è il serio rischio di uscire dal cinema con la stessa sensazione di beato spaesamento che provano i maschi drogati dalla banda di Hustlers. Tenetevi stretta la vostra carta di credito.

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